“Nato per non correre” di Salvo Anzaldi

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È possibile correre i 42 km della Maratona di New York con un ginocchio in titanio e una malattia considerata sinonimo di immobilità? Sì, e ce lo ha dimostrato Salvo Anzaldi, il primo novembre 2015.

Salvo è un giornalista, un appassionato di calcio e un fan sfegatato di Bruce Springsteen. Ma soprattutto Salvo è emofilico, il suo sangue ha una carenza del fattore che ne permette la coagulazione. Questo vuol dire che anche la caduta più banale può avere conseguenze molto serie: i versamenti delle articolazioni portano le cartilagini a consumarsi e le ossa a modificarsi, e mentre il dolore aumenta le possibilità di movimento diminuiscono. La cosa migliore, per Salvo, sarebbe stata vivere una vita tranquilla, al riparo da ogni possibile trauma.

Quella che racconta in questo libro, però, è una storia diversa, la storia di una persona che, nonostante le difficoltà e la sofferenza, non ha mai voluto rinunciare a nulla, neanche a una singola, devastante partita di calcetto, a un viaggio dall’altra parte del mondo o, perché no, a essere uno dei cinque emofilici che per la prima volta nella Storia hanno corso la maratona più famosa al mondo.

Una corsa per dimostrare a se stesso e a ogni singolo emofilico che nessuna sfida è troppo grande da non poter essere affrontata e che se ci credi puoi arrivare dove non avresti mai nemmeno osato sognare. 

 

Rassegna Stampa

La Repubblica

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Descrizione

Salvo Anzaldi

 

Salvo Anzaldi, cinquantenne che soffre di emofilia. Con la protesi al ginocchio ha partecipato alla 42 chilometri della Grande Mela: 6 ore e 360 minuti di esistenza pura. Visualizzare un sogno, renderlo concreto, così concreto da toccarlo con le dita. In fondo la maratona è qualcosa che si tocca, è un muro che si gratta un secondo dopo l’altro.

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